Il lavoro di Alessandro Pongan si struttura intorno a un personaggio centrale, il Prono. Siamo di fronte all’invenzione di un archetipo contemporaneo che in qualche misura dialoga con l’uomo di Vitruvio disegnato da Leonardo. Il prono è un character, ossia un personaggio che viene rappresentato in diversi contesti, linguaggi e formati senza mai perdere la propria identità anche quando è affiancato da una serie di elementi e personaggi collaterali. È massiccio, geometrico, arcaico e pop al tempo stesso. Riecheggia i ciclopi dell’Isola di Pasqua, l’iconografia maya e azteca ma anche i manga e gli ufo-robot giapponesi, i graffiti e i fumetti. Irradia un’energia spirituale tangibile, un senso di mistero e di ricerca del senso dell’esistenza. Come molti archetipi, la sua natura è doppia. È a carponi in segno di sacrificio e sopportazione, nella posa tipica degli oppressi. Ma al tempo stesso è un accumulatore di energia. Nel suo corpo massiccio si avverte la tensione di un velocista ai blocchi di partenza. È una creatura in ascolto, in attesa del momento giusto per lo scatto. Per rialzarsi e liberarsi di ogni impedimento e disagio. Non a caso Prono ricorda un’altra figura mitologica: Crono, il titano figlio di Urano (cielo) e Gea (terra). Prono è il simbolo del potenziale di riscatto che c’è dentro di noi. È chino a terra, ma guarda avanti. Oltre l’orizzonte. Settembre 2017
Pongan è, insieme, un artista della vecchia scuola e il più contemporaneo dei professionisti. Ogni sua opera è la declinazione necessaria e imprevedibile del tema archetipo che ha sintetizzato in ore di macerazione e ideazione, immediatamente tradotte in rigorosa progettazione ed esecuzione. Sarebbe improprio dividere le due componenti, quella ideativa – così densa di significati antropologici, filosofici e storici insieme – e quella progettuale, fatta di ore di disegno a mano libera, dialoghi e strette collaborazioni con laboratori di stampa 3D e artigiani di antiche tecniche di fusione. Il processo acquista modernità proprio nel suo compiersi integro, nel suo sbocciare nella materia contemporanea e nella sua straordinaria capacità di cavalcare le molteplici possibilità tecnologiche dell’oggi, dando corpo al pensiero sempiterno di queste sculture, che il tempo attraverseranno, immutabili come il proprio anelito. Novembre 2017
Gli artisti, una volta, creavano un’opera. Alcuni artisti quella stessa opera l’hanno poi ripetuta nel tempo, trasformandola in stereotipo, in una gabbia espressiva nella quale spesso hanno finito per perdere la propria identità. Alessandro Pongan, al contrario, ha provato a fare la cosa più difficile di tutte. Non ha realizzato una singola opera, ha inseguito la vita e delineato un mondo che sta ora popolando di paesaggi, di visioni e di creature, spaziando tra materia e forma. Ma non si è limitato a immaginare i suoi abitanti, li costruisce prima nella mente e poi li forma in 3D per donare ad essi l’alito della vita. Ecco, ha sintetizzato il DNA e ora lo lascia libero di esprimersi e auto-generarsi. Così lo spettatore si trova in prima linea, come se si trovasse seduto al fianco di Dio nel momento della creazione, come se si fosse potuto pianificare e vedere in anticipo rispetto alla sua realizzazione formale l’esercito di terracotta dell’imperatore Qin a Xi’an. Alessandro Pongan dunque non è solo un precursore, ma un “Creatore”. Del resto la parola “creatività” deriva dalla radice KAR. E in sanscrito, “KAR-TR” è “colui che fa” (dal niente). Pongan è un poeta, un’utopista, un artigiano, un non-artista libero e senza preconcetti che sta traghettando l’industria dell’arte in un territorio nuovo, da cui non potrà più tornare indietro. Gennaio 2018
“atemporale” – aggettivo In filosofia: di quanto è indipendente dal tempo o non si riferisce a un momento temporale definito. In linguistica: presente atemporale, particolare valore aspettuale assunto dal tempo presente quando qualifica un’azione come avente validità perenne e applicabilità universale. Guardando i lavori di Alessandro Pongan, atemporale è il primo aggettivo che mi viene di pensare. Le sue forme ancestrali e nello stesso tempo futuristiche paiono attraversare un tempo indefinito, il loro esistere appare come qualcosa di caduto da un mondo inesplorato, eppure ricordano e muovono emozioni dentro di me… una sensazione di conosciuto in altre vite. Alessandro, io lo ammiro da tempo, ne invidio la sapienza tecnologica e la professionalità hi-tech… Eppure… stavolta, aprendo le sue immagini, non nego di essere stata duramente colpita. Ho chiuso e riaperto… piu volte. Poi ho visto… Misteriose forme che possono avere una dimensione piccolissima e divenire nello stesso tempo enormi, senza cambiare la proporzione, senza mutare. Forme… astratte eppure riconducibili a immagini sepolte dentro il nostro immaginario… che possono vivere e armonizzare con spazi interni ed esterni, in contesti antichi e modernissimi, che possono essere rappresentativi di tante cose… associabili a mille produzioni umane… diventando simbolo ed espressione di tante energie… TOTEM. Perché in queste sculture, nulla cambia, nulla si deforma, nulla si disperde, nulla importa…. Meteore…. che hanno viaggiato in spazi atemporali… forse segnali dal futuro che Alessandro come un radar ha saputo ascoltare…e infine cogliere per portarli a noi… per poi renderceli in ambito artistico… per tramandarle e chissà… forse un giorno per restituirle al loro mistero. Dicembre 2017
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